Il beato Antonio Rosmini (1797-1855), sacerdote e filosofo italiano, è stato una delle più grandi figure del cattolicesimo moderno. Lo studio del suo pensiero è importante oggi sia in teologia che in filosofia per il contributo che egli ha saputo dare alla cruciale questione antropologica: se e come la riflessione dell’uomo su di sé e sul suo vivere in società possa e debba mantenersi aperta al divino ed a Dio. Proprio nella riflessione antropologica, infatti, Rosmini ha ritrovato le basi della classica e medioevale filosofia dell’essere, superando il solipsistico e sterile ripiegamento dell’io su se stesso, per aprirsi alle testimonianze degli uomini di ogni tempo ed ogni luogo: presso qualunque cultura è infatti attestata la presenza di un’idea dell’essere, come totalità indeterminata che si articola nella percezione della realtà in una visione morale dell’ordine nel quale l’uomo può trovare il suo bene. Si riunificano così le diverse scuole in cui la filosofia si mostrava dispersa, grazie all’ispirazione del Deus trinitas al cui servizio si pone quella razionalità che già san Giovanni Paolo II encomiò, con esplicito riferimento a Rosmini, nella sua enciclica Fides et ratio.