In certi settori della teologia cattolica, è comune trovare una narrazione della storia in cui la teologia cattolica raggiunse il suo apice nella figura di Tommaso d’Aquino, poi è entrato in periodo di decadenza che ha portato alla catastrofe della Riforma Protestante. Dall’altra parte, nell’ambito Protestante, c’è stata una tendenza di sottolineare la novità creativa dei riformatori e la loro rottura radicale col scolasticismo del loro tempo. Questo corso, invece, vuol proporre una lettura alternativa, partendo dalle seguenti premesse: (1) senza togliere nulla dalla grandezza di Tommaso, si deve riconoscere che l’Aquinate abbia lasciato alcune questioni aperte che i suoi successori dovevano affrontare; (2) i grandi dibattiti della Riforma protestante, anziché di essere nati «ex nihilo», hanno avuto una lunga gestazione nella teologia dell’300 e dell’400. Dunque, per capire bene sia la teologia dei Riformatori sia le definizioni dogmatiche del Concilio di Trento, bisogna conoscere il loro retroscena nei dibattiti dei due secoli precedenti. Nel processo, si augura che lo studente possa scoprire un mondo affascinante, pieno di «gioie e speranze, tristezze e angosce» (cf. Gaudium et spes 1)—un mondo la cui eredità rimane con noi nel Secolo XXI e che ci ha lasciato delle sfide ancora da risolvere.